Il Parco Naturale Bracciano-Martignano è l’ultimo nato tra i parchi della regione e ben rappresenta il tipico paesaggio vulcanico del Lazio settentrionale. A cavallo delle province di Roma e Viterbo, comprende i due omonimi laghi – la cui superficie copre da sola circa il 40% del parco – e la campagna adiacente. I laghi occupano il fondo di una conca legata all’attività dell’antico vulcano sabatino, che raggiunse il suo apice intorno a 400.000 anni fa. Una depressione ancora più marcata di quel che oggi appare allo sguardo, se è vero che la profondità delle acque di Bracciano arriva fino a 165 metri al di sotto della superficie.
L’albero più diffuso è il castagno, probabilmente introdotto dai RomaniPascoli e coltivi intorno al parco disegnano una campagna ancora a misura d’uomo, in particolare in alcuni settori dell’area protetta come alla tenuta di Vicarello. Nei boschi collinari l’albero più diffuso è il castagno, probabilmente introdotto dai Romani, ma non mancano faggete d’alto fusto di grande bellezza come quelle di Oriolo e del monte Termine (Bassano Romano), cerreti e qualche area di macchia mediterranea.
Un’indagine del 2002 ha rilevato la presenza di 159 specie di uccelli, di cui 72 sicuramente nidificanti nel Parco. In particolare, il complesso dei due laghi risulta nel Lazio inferiore solo al Parco naturale del Circeo per la presenza di uccelli acquatici svernanti. Il loro numero è aumentato nettamente dopo l’estensione del divieto di caccia all’intero specchio d’acqua: prima infatti si concentravano quasi esclusivamente nell’ansa di Trevignano denominata “Le Pantane”, l’unica area preclusa alla caccia, mentre oggi è possibile osservare gruppi di anatre e folaghe un po’ ovunque.
Tra le specie acquatiche più significative: la folaga, presente con stormi costituiti da migliaia di esemplari soprattutto nell’ ansa di Trevignano e lungo la costa tra Trevignano ed Anguillara, il moriglione, tipica anatra tuffatrice, il fischione che sverna e si alimenta sui grandi prati di Martignano, lo svasso maggiore, Aironi cenerini e garzette sono osservabili in quasi tutti i periodi dell’annoche il lago ospita nel numero più elevato nella nostra regione, lo svasso piccolo del quale è possibile osservare fitti gruppetti un po’ ovunque sulle rive ed il cormorano che si tuffa all’ inseguimento di grandi pesci e sosta su alberi e pali per far asciugare le grandi ali nere. Da ricordare anche il cigno reale, introdotto nel passato dall’uomo e ormai naturalizzato nell’area, dove costruisce grandi nidi lungo le rive del lago, nelle zone più tranquille e riparate. Aironi cenerini e garzette, osservabili in quasi tutti i periodi dell’anno soprattutto nelle “Pantane” di Trevignano, non nidificano invece nell’area, così come i rapaci (nibbio bruno, albanelle, falco di palude), che però frequentano gli ambienti lacustri con assiduità.
I mammiferi sono rappresentati dalle specie che popolano i boschi italiani (ghiro, martora, istrice, tasso, volpe, donnola, riccio) e da animali di grandi dimensioni un tempo introdotti per scopi venatori come il daino, il muflone e, in numero sempre maggiore, il cinghiale di razza centro-europea. Lungo le rive del lago è piuttosto numerosa un’altra specie introdotta di origine sud-americana, la nutria, sfuggita dagli allevamenti di animali da pelliccia ed ormai naturalizzata. La nutria, sfuggita dagli allevamenti di animali da pelliccia, si è ormai naturalizzata.Di grande valore anche il popolamento dei pipistrelli rappresentati da ben 12 specie, molte delle quali classificate come minacciate o vulnerabili in ambito europeo.
Il popolamento ittico del lago ha subito nel tempo profonde modificazioni rispetto alla situazione originaria, a causa dell’introduzione di numerose specie quali, ad esempio, il coregone, originario dei laghi prealpini e il persico sole. Tra le altre specie più rappresentative il luccio, il persico reale, la scardola, la rovella, la tinca, la carpa, l’anguilla, il latterino, il cefalo. Infine, numerose, anche se non particolarmente studiate, le specie di anfibi e rettili, che comprendono ululoni, tritoni, salamandre, rospi, rane, raganelle, tartarughe e bisce.
Foto: cortesia Andrea Franciosi